Luciana Raggi

Raggi è una poetessa italiana laureata in Lettere e Filosofia, si dedica attivamente alla promozione della lettura e della poesia. La sua florida produzione letteraria comprende diverse raccolte poetiche, tra cui:

“Sorsi di sole” (2010)

“Un bastimento carico di” (2010)

“Oltremisura” (2015)

“S’è seduta” (2017), un poemetto utilizzato anche come testo teatrale

“Variazioni minime” (2020)

“La cruna della notte” (2022)

Oltre alle proprie opere, ha curato anche antologie e lavori collettivi, come una raccolta di zirudéli in dialetto romagnolo di Decio Raggi e l’antologia “Festa della Poesia a Sogliano al Rubicone”. Dalla poetica ammantata di uno stile notturno, essenziale e sintetico, alla ricerca di una musicalità “seriale”, Luciana ricorda delle composizioni di Alban Berg ma con uno scenario più accessibile ed immediato.

È presente in numerose antologie e riviste letterarie e il suo lavoro è stato oggetto di analisi da parte di critici come Michela Zanarella, Francesca Farina, Lorenzo Spurio e Francesco Dell’Apa.

La sua dedizione alla poesia e alla promozione culturale l’ha resa una figura di rilievo nel panorama letterario contemporaneo italiano e con Thalia, siamo riusciti ad intervistarla.

Ciao Luciana e ben trovata, ti chiedo, intanto, tre aggettivi per descriverti.
– Attiva, affidabile, sincera.

Cominciamo dal titolo della tua ultima raccolta poetica, perché La cruna della notte?
– Perché soffro d’insonnia e a volte attraversare la notte per me è difficile come far passare il filo
attraverso la cruna dell’ago. Mi piace la metafora del cucire pazientemente parola a parola per
scrivere una buona poesia, del poetare come mettere insieme parti diverse per creare qualcosa di
unico, utile e bello. Mi piace anche il frammento che ho posto in esergo, tratto dal Re Lear di
Shakespeare, nella traduzione del Chiarini che ci dona una prodigiosa metafora che altri traduttori
hanno stemperato in parafrasi chiarificatrici:

“You know not why we came to visit you –
Thus out of season, threading dark-eyed night -”
“Voi non sapete perché siamo venuti a trovarvi –
così fuori tempo, infilando la cieca cruna della notte -”

W. Shakespeare. King Lear, Atto II, Scena I

Cosa pensi della scena poetica contemporanea?
– Penso che sia molto interessante e varia, ci sono molti tentativi ben riusciti di superare le poetiche e
il lessico del passato e anche quando c’è un affidarsi a schemi già consolidati si assiste ad una
contestualizzazione che comunque differenzia e rinnova il concetto stesso di poesia. Il poeta non sta
più fuori dal suo tempo, fra le nuvole, forse non lo è mai stato. La quotidianità è sempre presente,
spesso per essere superata da insoliti connubi e da domande che favoriscono l’approfondimento e il
collegamento con l’oltre e con il mondo interiore. Fra i vari stili, naturalmente, ho delle preferenze.
Mi piacciono poco le poesie didascaliche retoriche o piene di sentimentalismi e di banalità.
Valorizzo l’armonia e il ritmo, il verso che stupisce, l’essenzialità, la capacità di dire tanto con
poche parole necessarie, il lessico vario e contemporaneo, la capacità di evocare immagini e di
coinvolgere emotivamente lo spettatore che ascolta e/o il lettore che legge.

Quali sono gli elementi sui quali ti soffermi nel tuo processo artistico? So che nutri un
interesse spiccato per la metrica: questo è dovuto al tuo passato da insegnante?

– Cerco equilibrio fra significante e significato, credo che entrambi vadano curati e per entrambi il
poeta debba lavorare, vedo il poeta come “operaio di parole” (come diceva Beatrice Niccolai).
Cerco di scrivere cose che abbiano un senso e di togliere il superfluo dopo la prima stesura. La mia
ricerca lessicale e stilistica è cambiata nel tempo, mai condizionata dalle mode, condizionata
semmai dalle letture e dagli incontri con poete e poeti che ho amato e stimato.
Credo che il verso libero sia il più idoneo alla contemporaneità. Ho sperimentato la scrittura in
metrica per vari motivi, sia per valorizzare la grande tradizione del passato della nostra letteratura,
sia come sfida per verificare di persona se la presenza di una gabbia potesse essere di stimolo alla
creatività. Ho curato tre antologie, di cui una in terza rima, una in ottave ariostesche e l’ultima in
canzoni libere leopardiane. Una bella esperienza, ma torno volentieri alla libertà del verso libero e
forse sperimenterò anche il prosimetro.

Due cose che ami fare oltre alla scrittura.
– Leggere e passeggiare.

Tornando alla scrittura, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
– Due sillogi (delle quali ho deciso solo i titoli ma non sono definite ancora nel numero di poesie e
nella loro ripartizione) e un romanzo liberamente ispirato da una donna speciale che è stata la mia
maestra elementare. Sono progetti che non ho portato a termine perché ho dedicato poco tempo ai
miei lavori e negli ultimi anni mi sono occupata della curatela di lavori collettivi ma spero di
riuscire a realizzarli, prima o poi.

  Siamo onorati di aver curato il tuo primo editing del libro, ci dici qualcosa di questa esperienza?

– È stata un’esperienza davvero utile e positiva. In particolare ho apprezzato la competenza, la professionalità e la disponibilità con cui mi avete risposto.

Speriamo di rivederci presto! 

– Sarà un piacere mio.